Ombre dal fondo by Maria Corti

autore:Maria Corti [Corti, Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2022-01-13T12:00:00+00:00

Le casseforti, grandi armadi di metallo grigio-argento, con i battenti forniti di serrature antifurto un po’ tremende ad aprirsi, alte sino al soffitto e blindate a regola d’arte, danno alla stanza l’atmosfera impersonale e asettica di un caveau bancario.

Aprendo una cassaforte, prendendo fra le mani dei fogli manoscritti si entra quasi sempre in contatto con epoche perdute. Quei fogli raccontano quanto è accaduto nella mente di qualcuno prima che noi nascessimo, prima che comparissimo sulla terra e lo racconterebbero anche se noi non fossimo mai comparsi. Non è a noi in particolare che si rivolgono. Ma a chi?

Quelle belle descrizioni nate dalla freschezza dello sguardo di Emilio De Marchi, con oggetto Il mio Milano, parlano di una città di cui molto a fatica recuperiamo nella lontananza una linea, un colore, un suono. Eppure è passato un secolo, non otto o dieci; era in qualche modo ieri, rispetto almeno ai tempi della storia del mondo. A volte noi si è trascorso l’intero giorno alle prese con i pacchetti di tutte le opere manoscritte di Emilio De Marchi, sparpagliati sul grande tavolo, ancora protetti da una fodera di tela grigio-viola d’epoca e legati con nastri a colore. Di fronte alla tela grigio-viola e a quei legacci di un tempo per qualche attimo ci si perdeva in immaginazioni, prima di aprirli e piombare nel guazzabuglio della scrittura fra gli zig zag e gli andirivieni delle correzioni e delle varianti segnate in pallida grafia pendente squisitamente ottocentesca.

I manoscritti di De Marchi offrono tante vie da percorrere, perché le storie si ramificano e tu provi il bizzarro piacere di un itinerario nuovo per andare a finire in un luogo già noto, in una pagina già letta a stampa. Però non è sempre cosí semplice. Sí, a volte i manoscritti pazienti si lasciano leggere, ma altre volte si negano, ti sbattono l’uscio in faccia e ci vogliono settimane perché aprano uno spiraglio da cui si possa entrare. L’intero materiale di uno scrittore, realizzato nel corso di una vita, assomiglia a una roccia percorsa da faglie orizzontali che nella stratificazione testimoniano le epoche del loro formarsi. Ci sono nel fondo De Marchi romanzi e racconti, corsi di stilistica tenuti all’Accademia Scientifico-Letteraria di Brera, gli Studi letterari dedicati al Parini e al Leopardi, testi teatrali, spesso confezionati per il teatrino familiare di casa De Marchi a Paderno Dugnano.

Coi manoscritti di De Marchi si verificò un lungo approccio in vista dell’acquisto. Eredi due signore, figlie del figlio di Emilio, dominate dall’incontrollabile convinzione che al nonno spettasse un posto nella casa Manzoni di piazza Belgioioso a Milano. – Perché Pavia? – domandavano stupite. I ricordi di famiglia De Marchi correvano avanti e indietro fra passato prossimo e passato remoto, ma nessuno portava a Pavia. Ettore Mazzali, che per primo ci suggerí l’acquisto, collaborava con noi all’opera di persuasione. C’era poi un altro problema: la somma richiesta per la vendita era al di sopra di ogni nostra possibilità. La discussione si apriva su quel tasto; loro sedute dirimpetto a noi, cui era riservato un bel divano.

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